Non solo mare e relax.
Ventotene è di piccole dimensioni, misura infatti circa due chilometri, il tempo scorre lentamente ed è un vero piacere rilassarsi con i suoi colori, con i suoi profumi, con i suoi frutti. Dall’alto sembra una balena e, stagione dopo stagione, regala paesaggi fiabeschi. Sono tante le cose da fare in questo delizioso angolo di paradiso: si possono osservare gli uccelli attraverso un birdwatching molto interessante, si può fare una visita al museo della Migrazione, si può visitare il Museo Archeologico, si possono visitare le Cisterne Romane, si può passeggiare nel Porto Romano, si può visitare il Carcere Borbonico, si può fare un percorso naturalistico guidato o partecipare ad un corso di vela. Una visita all’isola di Santo Stefano è la conseguenza diretta ed ovvia di una visita a Ventotene. Due chilometri di costa con scogliere che ne hanno da sempre reso difficoltoso l’approdo. Ventotene e Santo Stefano formano una meravigliosa riserva naturale ed un’Area Naturale Marina Protetta. Un esilio dorato per i Romani Anche se oggi si chiama Ventotene, c’è stato un tempo in cui questa perla del Mediterraneo si chiamava Pandaria o Pandotira. Solo a partire dal Medioevo comincia a imporsi il nome attuale, che già ci dice molto sulla caratteristica naturale principale dell’isola delle Pontine. Rispetto alla più grande e vicina Ponza, Ventotene è stata disabitata per molto tempo. L’assenza di acqua potabile e la mancanza di un porto naturale tennero i Romani lontani dall’isola, che preferirono colonizzare Ponza.
Il destino di Ventotene cambia quando nel 2 a.C. Cesare Augusto decide di esiliare sua figlia Giulia e sceglie proprio Ventotene. Si tratta di un esilio dorato, perché sull’isola viene costruita una villa larga 300 metri di cui oggi sono ancora visibili i resti. Giulia fu solo la prima di una lunga lista di esiliati, soprattutto donne, tra le quali la nipote di Tiberio, Agrippina, e Ottavia, moglie di Nerone. Le grandi opere del periodo romano Le esiliate si portarono dietro servi, contadini, soldati, creando così il primo nucleo di abitanti. Anche le opere che i romani fecero sull’isola rispondevano all’esigenza di rendere meno duro l’esilio e garantire alla popolazione il necessario per vivere. Furono così costruite una peschiera, le vasche per la raccolta dell’acqua piovana, l’acquedotto e l’indispensabile porto. La storia di Ventotene passa attraverso i secoli vivendo le stesse vicissitudini degli stati italiani, come accadeva per la vicina Ponza. Intanto diventa un’isola di pescatori e contadini, con pochi abitanti. Il periodo Borbonico La seconda importante svolta storica avviene con i Borbone, che diedero vita a una nuova urbanizzazione: costruirono la Chiesa di San Candida, il Forte, ma soprattutto, il carcere “ideale” nella vicina isola di Santo Stefano, che resterà attivo fino al 1965. Durante il fascismo e fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Ventotene e Santo Stefano resteranno ancora isole di confinati. Da qui passeranno quasi tutti gli antifascisti italiani, tra i quali Sandro Pertini, Altiero Spinelli e Ernesto Rossi. Gli ultimi due hanno portato il nome dell’isola nella storia con il “Manifesto di Ventotene” con cui si gettarono le basi dell’attuale Unione Europea. Oggi Ventotene è un’isola tranquilla in autunno e inverno e meta di vacanze in primavera ed estate: per fortuna non è modaiola ed è scelta da chi ama la natura, il mare, la lentezza e il silenzio